La nostra azienda è inserita in un ecovillaggio e vuole diventare un vero un organismo agricolo, cioè un sistema per la creazione di uno spazio ecologico biodiverso con finalità produttive.

Abbiamo otto ettari di terreno in cui coltiviamo un orto, un frutteto con pesche, ciliegie, mele (e non solo), campi di cereali anche di varietà antiche (grano, mais, grano saraceno, segale), un vigneto, un bosco.

Facciamo un esempio pratico. Su un pescheto tradizionale si facevano (e purtroppo altrove si fanno ancora) anche fino a venti trattamenti in un anno. Noi siamo riusciti a ridurli a tre di cui due con un macerato d’ortica autoprodotto e uno con lo zolfo che è il più naturale degli elementi. A volte impieghiamo anche un anno e mezzo per riuscire a trovare un rimedio per una coltivazione.

La natura crea continuamente problemi per i quali ha già le soluzioni pronte. Si tratta di trovarle osservando attentamente, con dedizione e sensibilità, ciò che abbiamo intorno: guardare il comportamento degli alberi, delle piante, degli uccelli e degli insetti e capire l’equilibrio che regge le loro esistenze. Perché la natura è intelligente e non, come siamo portati a pensare, un ammasso di casualità.

Si tratta di un equilibrio che cambia in continuazione e che l’uomo ha il compito di indirizzare veicolando le informazioni e collocandole nel punto e al momento giusto. Non in posizione di dominatore, dunque, ma di equilibratore: un ruolo di grande responsabilità e difficile ma essenziale. Uno strumento, insomma, che mentre evolve fa evolvere l’ambiente in cui vive.

Non è semplice, anzi è molto faticoso ma altrettanto gratificante. Non viviamo però fuori dal mondo. Anche noi usiamo strumenti e attrezzi ma in modo rispettoso del suolo.

Più c’è biodiversità più la natura è forte. Se si riesce a trovare ritmo ed equilibrio, a mano a mano che si coltivano, i terreni diventano sempre più belli. Ed è ciò che cerchiamo di fare continuamente trattando le piante come fossero individui (dovremmo dire “esseri viventi” perché “individuo” non rende l’idea del senso di comunità che permea le loro, e le nostre, vite).

Il nostro progetto è dimostrare che tutto ciò di cui abbiamo parlato si può fare e ci si può anche campare.

I sostenitori (ci piace e ci pare più corretto chiamarli così) sono sempre i nostri ospiti più graditi perché pensiamo che azione e pensiero siano egualmente validi. L’importante è che abbiano a cuore la bellezza della natura, la disponibilità a capire, la volontà di mettersi in discussione e che credano in un’agricoltura reale.

Chi viene a trovarci spesso resta stupito rendendosi conto che “biologico” può significare soltanto e semplicemente, non usare prodotti di sintesi chimica e che può anche voler dire “un anno coltivare un ettaro di terreno a sola insalata e l’anno dopo a soli pomodori”.

La biodiversità però è un’altra cosa. Costruire un ecosistema è molto differente. L’agricoltura è la colonizzazione di uno spazio artificiale utilizzando però le regole della natura.

Questi sono i temi che vogliamo condividere con i sostenitori, a prescindere dal fatto che comprino o meno i nostri prodotti. Siamo già molto contenti se riusciamo ad aiutarli a cambiare l’approccio verso la natura.

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